Economia
2008: non migliora, ma nemmeno peggiora.
Di
Carlo Pelanda
Chi scrive fa
per mestiere scenari previsivi. Sfera magica? No, l’arte è quella di rilevare le tendenze in atto nella realtà e proiettarle.
Si tratta più un’analisi dinamica del presente che di una vera e propria
previsione del futuro. Infatti questa tipologia di scenari ancorati ai fatti
correnti implica il loro aggiornamento continuo su base, per lo più, semestrale.
Con questa premessa vediamo lo scenario economico per il 2008.
Ai lettori,
immagino, interessa sapere se ci sono macrocrisi in arrivo, se aumenteranno i
costi (tasse, mutui, inflazione, tariffe, ecc.) e se ci sono pericoli sul lato
dell’occupazione. Il 2007 si chiude con una serie di fatti che fanno temere
gravi crisi nel 2008. In
realtà la loro probabilità non è elevata, al momento. Lo scoppio di una guerra
con l’Iran per annichilirne il potenziale nucleare, con conseguente alto
rischio di una crisi petrolifera e recessiva globali, è un’eventualità che, pur
non escludibile, appare oggi più remota di qualche mese fa. Gli Stati Uniti
stanno faticosamente iniziando a “vincere” in Irak avendo calmato, con l’aiuto
determinante dei sauditi, la guerriglia islamica-sunnita. La minaccia di
attacco all’Iran è uno strumento di pressione per ridurne il supporto alle
milizie sciite in Irak che, infatti, sono al momento meno aggressive sia nella
guerra civile contro i sunniti sia contro le truppe americane. Tale tendenza
rende razionale pensare che l’Amministrazione Bush, con l’interesse primario a
finire il mandato (nel gennaio 2009) potendo dichiarare “vittoria” in Irak, non
voglia scatenare altre crisi e che, anzi, tenti di chiudere quella percepita
più rilevante. Inoltre il rischio di destabilizzazione del Pakistan è crescente
e ciò consiglia di congelare il teatro più che di scaldarlo. Altre fonti
possibili di crisi sono l’implosione economica della Cina e l’ipotesi di
recessione negli Stati Uniti. Ma la prima è rinviata, eventualmente, al 2009/10
e la seconda appare non preoccupante. Anche la caduta del dollaro sembra vicina
al punto di rimbalzo. Una fonte di possibile crisi globale nel breve termine
potrebbe essere quella bancaria dovuta alla finanziarizzazione dei mutui
americani insolventi. Molte banche (non italiane) potrebbero avere nei bilanci
perdite enormi. Soprattutto, non è chiara l’entità del “buco” e nessuno presta
più denaro. Per tale motivo è aumentato nei mesi scorsi il saggio di interesse
delle operazioni interbancarie e, di conseguenza, il costo dei mutui a tasso
variabile. Ma le Banche centrali stanno fornendo montagne di liquidità al
sistema finanziario per evitare la crisi del credito, i “fondi sovrani” sono entrati nelle proprietà delle
banche più nei guai (anche se questo presenta un nuovo pericolo prospettico) ed
i governi europei ed americano hanno varato misure di sostegno alle famiglie
appesantite da mutui insostenibili. Pertanto è probabile che la rata del mutuo
variabile scenda verso aprile. Al riguardo delle tasse dirette il governo Prodi
ha raggiunto un massimo tollerabile che difficilmente potrà superare senza
pregiudicare consumi e crescita. Quindi è probabile che non le alzerà più anche
se non è in vista una loro riduzione. Per le tariffe e tasse indirette, invece,
la tendenza è al rialzo, ma per piccole percentuali. In sostanza, non cambierà
molto la condizione che già le persone conoscono. Il costo dell’energia non
dovrebbe salire di molto, se non vi saranno crisi geopolitiche. Forse scenderà
di un po’. Date queste condizioni, a parte una contrazione nel settore
immobiliare, la disoccupazione non aumenterà. Il mondo non migliora, ma nemmeno
peggiora. Riuscirete a sopravvivere anche nel 2008, restate sereni.
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